Vietato dire "non ce la faccio"

Tu sei la parte migliore, da cui ricominciare

 

 

Quante volte ti sei trovata, davanti ad una situazione che ha richiesto il tuo coraggio, una tua scelta importante, addirittura drastica? Quante volte ti sei fermata di netto, davanti ad un blocco, pensando di non potercela fare? Beh, a me è capitato parecchie volte e sai come si chiama quella cosa? PAURA. Un'espressione  tanto banale, ma tanto semplice da dire come, “non ce la faccio” altro non è, che la barriera che ti poni davanti alla vita e che ha il potere di controllare le tue azioni, i tuoi desideri e i tuoi sogni. Non voglio fare la guru del momento, ne la mentore che tanto va di moda ultimamente e che da lezioni sull’auto motivazione, ma solo farti sapere che è assolutamente normale per te, come lo è per me. Non importa che età abbiamo, ne come sono diversi i nostri problemi, la matrice è la stessa. PAURA. 

Sembra assurdo, ma ho capito riflettendoci bene, che nonostante le tante esperienze vissute in gioventù, sono diventata comunque un’adulta codarda. Cosa sia successo esattamente non lo so, ma probabilmente ho solo lasciato che i condizionamenti sociali, le relazioni malate, una profonda insicurezza e il dolore, agissero su di me, fino a cambiarmi. Nel calderone ci vorrei mettere tutto, perché tutto può contribuire a lavorarci dentro, a far crollare la fiducia che abbiamo di noi stesse e di conseguenza quella che riponiamo sugli altri.

Una curiosità su di me...fin da bambina ho avuto una brutta abitudine, che continuo ad avere anche oggi che ho quasi 40 anni. Ogni volta che un disegno, un dipinto, non mi piaceva, io lo buttavo, lo appallottolavo e poi lo cestinavo. Abitudine che a mio padre non era mai piaciuta, perché lui invece sosteneva, che gettando il mio primo errore, non avrei potuto vedere la differenza, con il secondo tentativo.. Molte volte l'ho sorpreso con le mani nel cestino sotto alla mia scrivania, cercando di tirare fuori qualche disegno recuperabile. Papà li stirava e li metteva via. Crescendo poi tutti quei disegni li ho trovati e ti confesso che mi sono venute le lacrime agli occhi, vedendo quanto amore aveva, anche per quello, che io invece detestavo di me. Ho visto li davanti, i miei miglioramenti negli anni, i miei traguardi, il lavoro per cui sono stata apprezzata e per cui ho insistito sempre tanto. Gettare quello che non mi piace è ancora oggi, una mia caratteristica, anche se cerco di filtrare qualche volta, come se una parte di me, chiedesse sempre la perfezione e sempre di più. Non è sbagliato provare a migliorarsi, forse lo è pensare di non fare mai abbastanza, di non essere all'altezza delle aspettative, anche le proprie. Spesso il giudice più severo sono io e quando questo avviene, sembra un'esecuzione in piena regola. Demolirsi, non è un azione costruttiva, ma solo un modo per rafforzare la propria insicurezza e quando poi lo fanno gli altri, si è già argilla morbida da plasmare. E' successo poi, che  la ragazza avventurosa, impunita e divertente che avevo dentro, ha lasciato il posto a quella timorosa e spesso diffidente. Un’amica un giorno mi ha detto: “ diventare grandi è una merda”, all’inizio ho riso, davanti all'espressione colorita, ma aveva ragione, rende proprio l'idea. All'improvviso ci ritroviamo immerse nel lavoro, nella famiglia, nei bisogni  e nelle necessità, che fanno diventare la strada casa-lavoro, l’unica per molto tempo. Invece il mondo è grande, noi anche di più perché siamo piene di sogni, di progetti, di viaggi da fare, e cose da provare e allora, dove siamo finite? Quando abbiamo smesso di pensare che possiamo avere molto di più di così? Io ho deciso di reagire, di ritrovarmi, di essere un’ adulta nuova, con le responsabilità di oggi ma lo spirito di prima, ho deciso di lanciarmi completamente in questo lavoro, che comporta davvero tanti cambiamenti per me.

Prima fra tutti, fidarmi nuovamente di me stessa e delle mie capacità, smettendola di pensare in negativo, come se mi mancassero sempre i mezzi per potercela fare. Secondo e non meno importante, fidarmi anche degli altri, dei suggerimenti, di tutti coloro che, stanno lavorando con me a questa piccola impresa e di tutte le persone che grazie a questo, arriveranno nella mia vita. Il mio obbiettivo non è così banale da essere focalizzato solo sull’aspetto economico, chiaro il denaro mi serve per vivere, ma voglio guardare più in la, a quello che mi porterà in termini di sicurezza, di indipendenza, di possibilità. Questo è solo il primo passo, spesso il più difficile è vero, ma sapere di essermi allacciata le scarpe e di averlo fatto, già mi fa sentire meglio e la  donna di oggi, alla paura proprio non ci vuole pensare!

Photo: Zelda Ambra Pizzato 

 

 

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