Se ti troverai dalle parti di Sant' Elpidio a mare, ti basterà contattarmi e fisseremo un appuntamento. Potremmo vederci, bere qualcosa in Atelier e nel frattempo vedere insieme i tessuti, le lavorazioni, i modelli, potrai avere anche un aiuto nella misurazione e toglierti ogni dubbio, perchè sarò a tua disposizione.
Ho in mente molte cose da fare, piccoli incontri, appuntamenti, corsi live davvero speciali e collaborazioni. Attendiamo insieme la fine di questo rodaggio, per poi partire a pieno ritmo e come sempre a tavoletta :D
Se vuoi un appuntamento scrivimi qui, mi troverai in un delizioso centro storico in mezzo alle verdi colline :)
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Nel suo store, in via Saluzzo 33, troverai tutta la mia collezione P\E 2022, molti capi in pronta consegna, (che se ti piacciono, ti consiglio di prendere al volo, perchè sono pezzi unici), ma anche una cartella colori e tessuti, che potrai visionare, per poi ordinarmi il tuo capo personalizzato. Questa è un occasione importante, perchè potremmo finalmente conoscerci, vedere insieme e nel dettaglio la collezione e soprattutto potrai provarti tutto quello che vorrai e toglierti ogni dubbio. Il week end si concluderà domenica, giorno in cui il negozio sarà chiuso al pubblico, ma aperto per chi vorrà partecipare al Workshop di ricamo per principianti. Ci sono solo 8 posti disponibili, per cui, se sei interessata, ti consiglio di cliccare qui, e acquistare subito il tuo posto.
Ti aspetto! Io sono carica e tu? :D
Orari del pop up: mattino 10:00-13:30 pomeriggio 15.30-19.30
Orari del workshop: 14:00-18:30
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E' stata un'esperienza davvero unica lavorare a 4 mani con lei, un modo del tutto nuovo per me, non solo per la tipologia del progetto, ma anche per come lo abbiamo sviluppato. Già lo sai, sono un'illustratrice old school, dipingo a mano libera e non ti nascondo che per questa ragione, ho sempre avuto grandi difficoltà, nell'approccio con il digitale. Marta però, con il suo stile e la sua leggerezza, mi ha davvero convinta a provare. Sono stata io a contattarla e a proporle questa collaborazione. Non ci conoscevamo prima e a dire il vero, non ci conosciamo di persona nemmeno oggi, ma ci sarà presto l'occasione di incontrarci (non ti perdere le grandi novità della stagione!) e nonostante questo, non c'è stata nessuna difficoltà nel capirci e unire le nostre tecniche. Marta è una bravissima illustratrice, particolarmente sensibile ai soggetti naturali, per questa ragione ha saputo bilanciare e capire le mie tavole. Ha lavorato alla grafica delle illustrazioni realizzate in precedenza da me, con una tecnica di acquerello e penna, ha tagliato, assemblato e composto il fondo, di quello che sarebbe poi diventato il mio tessuto.
Ne ha modificato i colori dove necessario ed è stata il filo diretto con l'azienda che si è occupata di stamparlo su stoffa. Ne abbiamo create due versioni, una chiara e una scura, con cui sto realizzando alcuni capi unici, un'edizione limitata che speriamo davvero ti piaccia, quanto è piaciuta a noi!
Presto nello shop... e qui nel frattempo il suo sito :)
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Per questa nuova stagione mi sono lasciata ispirare, proprio da ciò che guardavo da quella finestra, dai colori delle colline che cambiano con i mesi, dalla vegetazione, che ha sempre forme perfette da ammirare, dal mare, che in inverno soprattutto, è pungente ma più affascinante, da quell'idea di campagna e natura brulla che mi ha accolta.
Attorno alla mia casa, ci sono un vecchio lavatoio, case ormai abbandonate con storie custodite dentro alle loro porte scrostate, vie battute dagli animali, tra erba alta e fiori selvatici. Dedico alle Marche, a questa parentesi della mia vita, questa mia ultima collezione, che vuole parlare di semplicità, di essenziale, di carezze morbide sulla pelle.
A te lascio la possibilità come sempre, di personalizzare i capi che sceglierai. Potrò ricamarli per te, oppure confezionarteli con cura, lasciando solo che il fruscio del tessuto parli per loro.
Molti resteranno pezzi unici, perchè le metrature a disposizione sono davvero poche, altri saranno comunque in numero limitato ma sempre rifornito, con nuovi colori e fantasie, che potrai trovare nello scorrere delle settimane.
Spero che possano trasmettere anche a te, la calma e l'equilibrio che fanno sentire a me, che la loro comodità ti faccia sentire a tuo agio e che la loro resistenza, possa accompagnarti per tanti anni.
Ho voglia di qualcosa che duri, che possa non sfiorire, che possa esserci sempre, anche se il tempo e la vita attorno a noi, cambiano sempre troppo velocemente. Grazie per avermi letta, un abbraccio.
Giorgia
]]>Rinnovo ancora una volta, la bellezza dei social network, se usati con intelligenza e con un fine nobile, perché mi hanno permesso, non solo di avviare un'attività, ma anche di costruire una rete importantissima, di rapporti e conoscenze, sopratutto umane. Grazie a questo, si sono create situazioni e scambi di idee, mi sono sentita vicina a molte persone e ho capito che l'empatia è possibile anche da qui, perché le parole sono un mezzo potente, con cui costruire o abbattere muri. Tramite questo mezzo, si è concretizzata la nostra idea di cambiare vita, di trovare un posto che potessimo sentire e chiamare casa per davvero, che ci facesse ritrovare lo stimolo per le cose e il calore delle persone. Tutto questo lo abbiamo sentito e confermato, durante una nostra recente, trasferta nelle Marche.
Abbiamo fatto visita a delle amiche (oggi mi piace pensarle così), che hanno avuto la nostra stessa voglia di conoscerci di persona, abbiamo condiviso due giorni insieme, alloggiando nel loro piccolo angolo di cuore a Borgo Loretello , un antico borgo nell'entroterra nei pressi di Fano. Abbiamo parlato tanto e aperto i nostri scrigni, condiviso pensieri, progetti e capito che ci stavamo cercando.. per poi esserci trovati. Il rientro in macchina è stato ricco di emozione e discorsi fitti tra me e Giorgio, sempre più convinti che, con la paura ci si manda avanti i treni, ma che noi, non siamo due che puoi fregare facilmente! Abbiamo decantato e lasciato che le nostre sensazioni facessero il resto, ma la decisione è stata inevitabile e mai tanto motivata. Tra poche settimane Giorgio, tornerà nelle Marche, per iniziare un nuovo percorso lavorativo, io trascorrerò l'estate qui in città, come ultimo ma necessario sacrificio, per sistemare tutto quello che riguarda il mio lavoro. Presto cominceremo a cercare casa, ad affrontare una nuova avventura insieme, noi due e il nostro Muttley, con un ritrovato entusiasmo e una marea di idee e progetti che vorremmo sviluppare insieme e con le persone con cui condivideremo questa nuova avventura!
Sono felice, felicissima, anche solo di raccontartelo, perché quello che ho capito da un po', è che cambiare rimane per tutti il timore più grande. E' difficile superare la soglia dei nostri limiti, spesso mentali, strutturati dai pensieri e dalle angosce, talvolta indotte, talvolta tramandate. Un milione di volte, mi sono resa conto, di quanto le persone, nonostante il lamentarsi e l'insoddisfazione, alla fine, preferiscano rimanere nella loro confort zone, piuttosto di affrontare un rischio, anche quello del fallimento, perché no. Io non sono migliore a nessuno e nascondo paure enormi in fondo a me, ma per mia fortuna, ho sempre affrontato i cambiamenti con un senso avventuroso. Mi sento tanto fortunata per questo e spero sempre, che condividere i miei pensieri, possa incoraggiare anche qualcun'altro, a porsi delle domande e a concedersi talvolta, un passo più lungo della propria gamba. :)
Questo è solo l'inizio del nostro nuovo viaggio e ti prometto, che seguiranno tante novità, che farai parte anche tu del nostro cammino, che ci sarai in qualche modo e che potrai seguirci, in tutto quello che faremo.
Grazie per avermi letta, per essere tornata, ti abbraccio forte!
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Donna e artista di grande fascino, Hindi Zahra è principalmente una cantante, ma anche pittrice e da poco attrice. Nata in Marocco, si trasferisce adolescente con la sua famiglia a Parigi, dove cresce e sviluppa il suo talento per la musica, che già respirava in famiglia.
Quello che, la prima volta mi ha affascinato di lei e che mi ha fatto avere una vera passione, è quel modo di interpretare e accompagnare la musica, con una voce suadente, morbida, quasi nascosta in una miscela di lingue, tra francese, inglese, arabo che rivelano le sue origini berbere e l’amore per la sua terra. Un romanticismo, per nulla scontato, fatto di contaminazioni blues, bossanova, africane, pop, tradizionali marocchine e indiane. Se sei un’amante della musica etnica, troverai in questa artista, un mix raffinato ed elegante, che non si ferma solo alla musica, Hindi è anche esageratamente sensuale, con il viso incorniciato da lunghi capelli neri, uno sguardo profondo che parla di terre calde e sabbiose, le sue mani decorate da anelli e pietre che si muovono, lente e delicate. Una donna minuta, che ha in se la forza di una terra piena di contrasti, centro di culture e paesaggi forti, di arte antica e tradizione.
I suoi moderni caftani e i suoi gioielli antichi si mescolano con uno stile più contemporaneo, ma senza distogliere l’attenzione da tutte le contaminazioni che racchiude in se.
La prima volta che l’ho ascoltata, mi trovavo in un locale a Londra, uno dei miei preferiti, uno di quelli che non è sopravvissuto agli affitti da capogiro. Una sorta di ristorantino e ritrovo, che apparteneva a due fratelli Curdi, venuti in Inghilterra molti anni prima a cercare fortuna e lavoro. Ci sono stata portata la prima volta, con la promessa che avrei mangiato il miglior falafel di sempre e avevano ragione, quindi quel locale, così caldo, accogliente, multi etcnico, profumato di spezie e di tutto l’amore che quelle due persone erano capace di metterci, divenne presto un punto di riferimento, durante le mie razzie vintage a Camden Town.
Sono passati parecchi anni da allora e ho saputo qualche anno fa, che il “My Village” poi ha chiuso per un po', per essere poi riaperto con un'altra gestione. Chissà perché nella mia testa certe cose e persone sono eterne e non metto mai in conto che possano sparire all’improvviso, come succede per tutto il resto. Speravo in cuor mio, di poterci tornare un giorno a bere la cioccolata speziata e a godermi la loro musica alla luce delle candele e invece dovrò accontentarmi di tanti ricordi e dei profumi stampati nella mia memoria.
Raccontandoti di Hindi Zahra e della sua storia di viaggiatrice, ti racconto anche un po’ di loro, di questi due fratelli musicisti e artisti giramondo, che chissà oggi dove saranno a cercare fortuna.
Hindi, ha all’attivo oltre 300 concerti e nell’attesa di vederla e ascoltarla di nuovo dal vivo, ti lascio il link di una sua esibizione live di qualche anno fa, per LES CONTES DU PARIS. Una delle sue tante performance live, che amo particolarmente perché si svolge in una terrazza tra i tetti di Parigi, in un’atmosfera sognante, dai toni ocra, raccontata come fosse una fiaba orientale.
Lasciati incantare!
]]>Alla mia sinistra vorrei Frida Kahlo e non perché ormai è normale vederla ovunque, come fosse un adesivo da appiccicare, ma perché è stata capace di essere un simbolo per milioni di donne e una luce brillante in un periodo storico avverso, in una terra in cui alcol e violenza erano e sono l’abitudine. Perché ha sopportato e superato tragedie e dolore, senza smettere di colorare la sua vita con follia e passione.
A seguire, giocherei in casa, con Anna Magnani, perché sono Romana da parte di padre e vivo questa mia metà con grande orgoglio. Ricordo i suoi racconti e nella mia mente le immagini sono sempre in bianco e nero, pensandolo bambino. Con il modo straordinario di interpretare i suoi personaggi potrebbe continuare a raccontarmi, farmi sognare, ridere e commuovere… e poi con due romane a tavola, non ci sarebbe scampo per nessuno!
Accanto ad Anna, vorrei Margherita Hack, perché ho sempre sognato le stelle e il cielo. Al planetario di New York ho visto la nascita del mondo e la storia dell’ universo, in uno schermo che mi inglobava a 360°. Un’ emozione travolgente, sentirmi parte di tutto questo, ricordo di aver pianto come una bambina durante la proiezione! Vorrei tanto che mi parlasse di vita e di stelle, di pianeti e di energia e la vorrei anche perché, era una donna libera e piena di spirito.
L’ultimo posto a tavola è durissimo, ma a bruciapelo forse vorrei avere Lady Gaga, per portare freschezza e follia alla serata, parlare di moda, musica, cinema, star di Hollywood e di come sia riuscita a scaricare, anche un fico come Bradly Cooper. Una tavolata forse un po’ stramba in apparenza, ma saprei dedicare una pietanza a ognuna di loro, rompere il ghiaccio e farle sorridere…più ci penso e più questa fantasia fa sorridere me.
Ed eccoci tutte li, alla fine, come un gruppo di amiche ritrovate, un po’ brille ed euforiche, bicchieri in mano, raccolte a cantare, con la Germanotta al piano…ecco forse procurarmene uno da sistemare in soggiorno, potrebbe essere davvero l’unico intoppo della serata.
]]>Per questo nuovo appuntamento mensile, ho deciso di raccontarti di Daniela Diletti, in arte "La Marchigiana", non solo perchè è una donna che stimo dal punto di vista professionale, ma perchè è anche la mia cara amica storica, compagna di tante avventure e peripezie, da ben 12 anni ormai. Ci siamo conosciute a Viterbo, lavorando in una spaghetteria, io neo laureata mi barcamenavo, lei ancora impegnata nel terminare gli studi, arrotondava. Da quegli anni, di cose ne sono successe tante, di tutti i tipi e lo scorrere del tempo ci ha viste crescere, a volte da vicino a volte da lontano, ma comunque sempre unite dall'affetto reciproco. Oggi, viviamo nuovamente nella stessa città, Torino, da cui ha rilanciato l'attività di famiglia.
Con l'arte sapiente dei suoi genitori alle spalle, Daniela è riuscita a trovare una nuova forma di comunicazione e di prodotto, per unire la tradizione della calzoleria, alle esigenze e alle linee più contemporanee, raccontando non solo di un lavoro di cui si sa poco, ma di un intero sistema produttivo artigianele e di una famiglia, la sua.
Puoi guardare la sua video intervista, cliccando qui. Buona visione e alla prossima!
]]>Ognuna di noi ha dei riferimenti nella vita, una persona che è un po’ il faro nella notte, l’esempio da seguire, capita anche che il primo spesso sia in famiglia, per i più fortunati, per poi allargare lentamente il focus anche fuori. Io sono una persona facilmente condizionabile da questo punto di vista, sopratutto nei confronti delle donne, ne subisco il fascino, ne sono attratta come una falena. Quella che di solito mi colpisce maggiormente, è una donna forte, molto sicura di se, piena di gentilezza e garbo, ma tenace e grintosa, spesso più grande di me, quasi materna, che non ha paura di invecchiare e da cui attingere, lasciarmi ispirare, insomma il modello di donna che probabilmente vorrei essere un giorno. Non smetto mai di essere discepola e di ascoltare entusiasta chi ammiro e ha più esperienza di me.
Alcune volte mi sono resa conto però, sopratutto in certi periodi della mia vita, costellati da fragilità e difficoltà, che tanto era alto il mio senso di ammirazione e tanto era bassa la mia autostima, come a sottolinearmi da sola, le differenze abissali che ci dividevano, senza tener conto che, anche questi mentori hanno dei limiti, delle debolezze e commettono clamorosi errori, anzi spesso, tra lavoro e vita privata ci sono nette contrapposizioni che fortunatamente le rendono nuovamente terrestri ai miei occhi. In passato, durante un momento di grandi riflessioni e viaggi mentali, dettati forse, anche da un atteggiamento un po’ pessimista, ho cercato l’isolamento per un po’, come una bestiolina ferita, grazie al quale però ho potuto temporaneamente distaccarmi da tutte le persone che in quel preciso momento mi giravano intorno. Qualcuno avrà sicuramente pensato: “ Guarda quella stronza che non si fa più sentire!”, altri invece, nemmeno se ne saranno accorti, ma nel mio stare da sola, ho percepito il bisogno di ripulire la mia mente, ridimensionare le mie opinioni e ponderare meglio i miei sentimenti. Ho sentito che di compagnia, non ne sentivo proprio il bisogno, perché il tempo mi faceva vedere tutto in modo diverso e rivalutando loro ho rivalutato me. Ho cercato di capire come migliorare le cose che non mi piacevano più del mio lavoro, ho letto molto, libri di vario genere ma sopratutto utili alla mia ricostruzione e ho incanalato le energie nelle cose importanti. Uno tra questi, "Girl Boss" di Sophia Amoruso.
Non era la prima volta che tenevo tra le mani questo libro, ma credo anche che le letture ci possano entrare dentro davvero, quando si sposano perfettamente con il nostro stato d'animo e lo stimolo che ho ricevuto in quel momento, era ben diverso dalla volta precedente. Sophia è un'imprenditrice che si è letteralmente costruita da sola, quando ancora ragazza viveva alla giornata e tra i casini più totali. Si è costruita il suo impero, che ancora oggi è di esempio per molte giovani donne e lei si, direi che come mentore è perfetta, perchè quello che più mi affascina di lei, non è il potere di oggi, ma la sua solitudine del passato. Una ragazza in cui non credeva nessuno, senza una famiglia ad occuparsi di lei, senza stabilità e che ha cercato e trovato il suo riscatto, cominciando a lavorare dal suo monolocale puzzolente. Non voglio raccontarti di più, spero solo che sarai curiosa di cercarla!
Questo mi ha fatto capire, che spesso nei nostri momenti down, ci aggrappiamo a chi ci circonda, quando invece dovremmo fare il contrario, cercando il meglio di noi, nella nostra compagnia. Ho superato quel brutto momento, con crisi di pianto e di sconforto come è normale che sia, ma comunque da sola e quando me lo sono finalmente sentito scivolare via di dosso quel momento, mi sono sentita fortissima e piena di nuova consapevolezza. Sopratutto quella, che è bello attingere dagli altri e lasciarsi ispirare, ma senza dimenticare che possiamo farcela benissimo senza, che non abbiamo meno capacità, possibilità e risorse. Per questo se stai attraversando un momento un po’ difficile, ti auguro di superarlo in fretta, ma sopratutto che al tuo risveglio, ti accorgerai di essere la donna che ammiri di più.
]]>Come se la professionalità di un individuo fosse misurabile con l’aspetto o l’atteggiamento, mi rendo conto però, che il biglietto da visita potrebbe essere forviante. E’ un discorso molto complesso in realtà, specchio di una società che secondo me sta perdendo per prima, ogni forma di educazione e senso gerarchico e con un buco troppo grande tra una generazione e l'altra. Mi spiego meglio, quello che mi sembra è che ormai mentalmente siamo tutti uguali, tutti sullo stesso piano confidenziale anche se con età diverse e le nuove generazioni, anche per questo hanno perso qualsiasi punto di riferimento. Parlano e pensano alle donne più grandi come fossero compagne di scuola, con lo stesso linguaggio e atteggiamento spocchioso, non so, forse perchè la moda di Pornhub gli insegna che una quarantenne, una mamma, una donna adulta in genere, nuovo oggetto di desiderio e conquista, sia molto più avvicinabile di quello che pensano, e lo dimostra il fatto che il mio messanger, che io forse apro una volta al mese, sia pieno di messaggi di ragazzini che vanno cercando chissà cosa non curanti dei 20 anni di differenza. Agli uomini invece si rivolgono con tono di sfida e competizione, perchè sono piccoli, ma a sentire loro, con già tutta una vita costellata di sapere e di esperienze di spessore, sessuali, relazionali e di vita, per cui se lo possono permettere e guai a redarguirli. Mentre sul lavoro, lasciamo perdere, hanno già imparato tutto e non accettano il concetto di gavetta ne di insegnamento, peccato siano privi di qualsiasi forma di responsabilità e senso del sacrificio, presentandosi senza neanche dare prova delle loro competenze sciovinate nel curriculum, chiedono subito, di quant'è lo stipendio e se il week end lo avranno libero.
Quando ero più giovane, soprattutto ragazzina, ricordo che osservavo con grande distanza le persone più grandi e per me 5 anni erano già sufficienti per esserlo. Dico osservavo, perchè non partiva certo da me una qualche forma di approccio o confidenza, non ho fatto il militare, ma a quei tempi ancora si faceva obbligatorio e il nonnismo in qualche modo, è la versione cameratesca e talvolta eccessiva, di questo principio base, che è quello del rispetto gerarchico. Le persone più mature invece, quelle che hanno l'età di mia mamma, faticano a vedere la mia di generazione, come i nuovi adulti, come chi, in un modo sicuramente diverso dal loro, si sta facendo strada a sgomitate nel mondo del lavoro, con partenze e obiettivi diversi, troppo lontani dalla loro cultura e per questo quasi privi di fondamenta solide. Non ne sappiamo mai abbastanza, non condividiamo le stesse visioni e quindi sbagliamo in partenza, oltre al fatto che abbiamo ricevuto in eredità una società che non ci vuole riconoscere e lasciare posto, abbiamo un pessimo rapporto con le banche, perché la nostra visione di economia è molto diversa e si è adeguata ai cambiamenti. Appartengo quindi a quella via di mezzo, che non trova pace, consensi e rispetto come invece merita. Mi domando spesso, cosa sbaglio quando mi presento a qualcuno che mi vede per la prima volta, qual’è l’impressione che do e perchè suscito di riflesso, certi comportamenti.
Il mio mezzo di comunicazione per promuovermi, come persona e come lavoratrice è, come per tanti ormai, il social network, che se usato con questo scopo, è lastricato di regole fondamentali da rispettare. Funzionare non è semplice, arrivare alle persone nemmeno, mantenere alto il livello di attenzione su di se, non ne parliamo e tutto questo, cercando di essere bene o male se stessi. Io tendo ad essere una simpaticona, dalla battuta pronta ma dalla polemica facile ed è esattamente come sono nella vita reale, ma come nella vita vera, sento a volte di essere presa poco sul serio, di essere sottovalutata. A volte quando mi viene fatta qualche domanda specifica, dall’altra parte trovo facce stupite, dopo le risposte, come se il mio interlocutore, non avesse grandi aspettative in me e invece….tu pensa che sorpresa! Credo di impegnarmi molto in quello che faccio, di avere molto da dire e da raccontare, di prendere molto seriamente i miei impegni e di essere anche ambiziosa, di avere ben chiare le idee, pur rimanendo una cazzona a cui piace tanto giocare e prendere le cose con ironia. A quanto pare, però così è più faticoso, perche’ professionalità fa rima con serietà e nel vecchio retaggio culturale a cui tuttavia siamo ancora molto legati, la serietà ha la cravatta o una sobria camicetta bianca.
Il mio pensiero, rispetto al futuro che ci aspetta, alla piega che l’economia e la vita sociale stanno prendendo, non è roseo, ma non lo posso cambiare e cerco di trovare il mio posto, semplicemente dettano le regole più giuste per me, non per questo starò qui ad augurarmi un mondo migliore, fatto di solidità lavorativa, rispetto per il prossimo e riconoscimenti meritati, perché non sto preparando il discorso finale per il concorso di bellezza, sono solo io, una che si sbatte e si impegna e in qualche modo ce la farà.
]]>Questa struttura in particolare è appartenuta a Giuditta Pasta una cantante lirica che la battezzò villa Roda. Dopo i restauri del 1910, la villa diventa proprietà dei Wild, una ricca famiglia torinese di origine Svizzera . Questa tenuta però è rimasta disabitata per quasi 50 anni prima dell’acquisto da parte del Gruppo Hotel Residence Club SPA e in seguito dal gruppo Mandarin Oriental, che oggi comprende 76 tra camere e suite e 9 ville del XlX secolo, circondate da un parco botanico meraviglioso, che si affaccia sul lago di Como. Certamente non ci sarei mai potuta andare se non da ospite e da imbucata consapevole, ed è stata davvero una fortuna potermi concedere questi due giorni di ozio completo, in un periodo invece fatto di corse, impegni e trasloco. Ad accogliermi uno staff dalla gentilezza disarmante e dalla presenza impeccabile, che mi ha subito offerto un drink di benvenuto e un momento di piacere, in uno dei molti salotti a disposizione. Dopo un lungo girovagare curioso, tra giardino botanico, stanze e locali, attendo la camera, pranzando in un area riservata al bistrot vista lago, circondata da fiori e da una squadra di camerieri attentissimi ad ogni più piccola necessità.
Confesso con un certo imbarazzo, di non essermi versata da sola, un solo bicchiere d’acqua in due giorni. La camera con giardino privato poi, è stata una sorpresa, se avesse avuto anche l’angolo cottura sarebbe stata un appartamento perfetto e molto competitivo qui a Torino. Il tempo di guardarmi intorno, ancora stordita dalle splendide novità, ho sentito bussare alla porta e con grande stupore ho visto entrare due camerieri che sorridenti, mi hanno lasciato come omaggio per il soggiorno, una bottiglia ghiacciata, due calici, mini dolcetti e frutta secca, una chicca a cui davvero non ero preparata. Il resto della giornata è trascorso in totale relax, con un servizio spa, piscina galleggiante nel lago, cocktail bar, ristorante e per me è stato un continuo curiosare, passeggiare, fotografare, e riempirmi gli occhi di tutta la bellezza che potevo. Non sono avvezza a questi ambienti, talvolta mi fanno sentire un po’ a disagio tante premure, perchè nella mia vita sono stata più cameriera che cliente e capisco quanta fatica c’è dietro a tutta questa cerimonia fatta di sorrisi e attenzioni. Ho cercato di socializzare con lo staff, che solo a fine soggiorno ha cominciato a rilassarsi un po’ con me, che nei panni della gran signora, proprio non ci so stare. Ho apprezzato davvero questa esperienze e le persone che lavorano dietro a tutto questo, che con la loro professionalità sanno rendere speciale il riposo altrui.
Quando si parla di lusso però, c’è sempre un’altra faccia di questa luccicante medaglia e che forse non è esattamente in linea con i miei principi e mi riferisco allo spreco che va considerato, quando il servizio richiede alte prestazioni. Quando se ne ha la possibilità economica la tendenza è quella di strafare in moltissimi casi, forse un atteggiamento legato ad una vecchia immagine di opulenza e potere, per cui, chi più ha più spende. Il cibo e l’acqua primi fra tutti e vedere piatti pieni, appena toccati, rientrare in cucina, fa davvero piangere il cuore e certo i conti non sono da fare per una singola persona, ma per un’intera struttura ricettiva che ospita centinaia di persone per lunghi mesi. Il problema forse è mio, che sono cresciuta in una famiglia normale, dove a queste cose ci si prestava attenzione e in cui se a pranzo, non mangiavo quello che avevo nel piatto, me lo ritrovavo a cena. Oggi sono un’adulta che brontola quando vede rubinetti aperti inutilmente e luci accese in stanze vuote. Sono fatta così, attenta a quello che butto e spreco, con un pessimo rapporto con la plastica, che maledico ogni giorno e con un forte amore per l’ambiente, cerco di correggere le mie abitudini sbagliate. Sono anni che esprimo il desiderio di voler fare nuovamente campeggio, immergermi nella natura e vivere un po’ alla giornata, con quel poco che ci si può portare dietro e forse mi prenderai per pazza, ma credo di non essere la persona giusta in certe situazioni, perchè non riesco ad uscire dai miei panni e sentirmi davvero a mio agio in circostanze come queste.
Anche se da esteta quale sono, apprezzo davvero le cure e l’attenzione di questi ambienti, l’amore per i dettagli e la bellezza che si palesa ogni volta che l’occhio si posa, forse nonostante tutto, continuerò ad essere quella che cerca di socializzare con il personale impettito e che prima di lasciare la sua camera, per educazione, la rimette apposto.
]]>Non faccio la predica a nessuno, io sono la prima che la sera passa al supermercato e si compra la busta d’insalata per cena, perché non ho avuto il tempo o la voglia di arrivare al mercato la mattina, però se devo essere sincera, forse è più la pigrizia che agisce su di me, che la vera e oggettiva impossibilità di fare di meglio. Quindi rifletto con te, su quella che può essere la mia parte per migliorare le cose. L’ambiente non è più un argomento per fricchettoni e fissati, ma un problema reale, concreto e devastante che coinvolge tutti quanti e che tutti quanti devono prendere seriamente.
Si discute sulla scelta di prendere o no un aereo, il mezzo di trasporto più inquinante in assoluto, di quanti bicchieri usa e getta utilizziamo ogni anno e di dove finiscono tutti i nostri scontrini, di come ricicliamo i nostri abiti smessi, insomma la questione non è più rimandabile. Ho già affrontato la questione moda, riciclo, acquisto intelligente e quello che posso fare personalmente per la mia linea d’abbigliamento è cercare di non sprecare nessun cm di tessuto, riutilizzando anche i ritagli, per i miei sacchetti contenitore e di avere un packaging se non riciclabile totalmente, almeno riutilizzabile, ma come singolo individuo, so che posso impegnarmi di più. Ho appena cambiato casa e come spesso succede davanti ad un cambiamento, sono piena di pensieri positivi e buoni propositi.
Ho deciso di fare uno sforzo e neanche troppo grande, che a me comporta davvero poco in realtà e per questo condivido con te, alcuni suggerimenti, adattabili sia per chi vive in città che in campagna, tanto per cominciare con il piede giusto.
Ora ti voglio segnalare due siti tra i tantissimi che ho scoperto e che ho trovato molto interessanti per fare i miei nuovi acquisti (oltre ai piccoli negozietti sparsi per la città). Il primo si chiama Ecoalternativa (italiano) e il secondo l’ho scoperto su Instagram e si chiama Bambaw, ma sono solo un suggerimento, perchè cercando su google esce il mondo! Lo so cosa starai pensando, che questi prodotti hanno dei prezzi alti rispetto ai più competitivi che trovi nei supermercati, invece a conti fatti non è così, se pensi che una sola confezione di shampoo solido, può durare mesi cosi' come i dischetti struccanti che ho ormai abbandonato da tempo, per utilizzare un panno in microfibra, lo stesso da sei mesi. Forse è il cambio iniziale a spaventare, a tutte quelle cose che vanno sostituite e smaltite, sopratutto le vecchie abitudini e il non ricadere nel meccanismo consumistico che ci vuole semplificare la vita, peggiorandone però la qualità. La scelta è nostra, sopratutto per chi vive in città e non gode del proprio orto o delle proprie uova.
Ovvio che a questo si aggiungono, le verdure del contadino piuttosto che del market sotto casa, dei prodotti sfusi al “Negozio Leggero" e ti dirò di più, ho già deciso che i miei prossimi regali di Natale arriveranno tutti da li, per sapere di aver speso in modo intelligente e utile e di contribuire a sensibilizzare anche chi, non si è informato abbastanza. Ci sono molti piccoli negozi che possiamo consultare e a cui, possiamo fare molte domande per capire la natura del prodotto e testarne l’efficacia. Questo è sempre un bel segnale di crescita e cambiamento, bandita la pigrizia donne, la natura ci ringrazierà!
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La tetta si sa è un argomento controverso per noi signore. Troppo spesso motivo d’ insoddisfazione, che sia naturale o rifatta, grande o piccola, a volte fonte di imbarazzo altre di vanto, rimane in ogni caso al centro delle nostre attenzioni da sempre. Da bambine perché è la prima cosa davvero evidente che vediamo cambiare in noi, da adulte perché diventa una parte del nostro corpo da gestire, spesso in modo ingombrante. Io ho sempre avuto il seno piccolo ma spalle e torace grandi, grazie o a causa dello sport e questo significa che a colpo d’occhio ho la stessa sinuosità di un asse da stiro.
Ho sempre osservato con curiosità le amiche maggiorate, il loro disagio nella ricerca estenuante del reggiseno giusto, il loro mal di schiena, il ferretto no, il ferretto si, la coppa e gli elastici che segnano, chi come me ha poco da dire, ha imparato invece a riderci su, come se la natura si fosse dimenticata di mettermele in dotazione. La tendenza degli ultimi tempi ci vuole extra un po’ ovunque, lato B compreso, mentre quella che la precedeva ci voleva filiformi e leggere come farfalle, insomma la ruota gira e a turno, un modo per farci sentire comunque inadatte, lo trovano.
Dalla notte dei tempi, esiste qualcuno che stabilisce come dobbiamo essere, come dobbiamo sentirci e di conseguenza a questo, l’intero mercato dell’estetica si muove per “aiutarci” nella trasformazione. Alla faccia della libertà. Quello che posso fare visto che mi occupo di abbigliamento, è aiutarti a capire come valorizzare le forme del tuo corpo, scegliere i capi giusti e darti qualche elemento in più per un acquisto intelligente e mirato alle tue esigenze!
Amica minorata comincio da te :
° Si ai top! Di tutti i tipi, corti, accollati, con le bretelline sottili, colorati, stampati e con le paillettes, facili da abbinare a pantaloni o gonne a vita alta e a qualche accessorio. (Ovviamente anche senza reggiseno)
° Si alle cinture, anche quelle alte, che mettano in evidenza il punto vita, servono anzi ad evidenziare uno stacco tra le due parti del corpo e a dare bilanciamento.
° Si alle minigonne, perché non c’è cosa più bella di un bel paio di gambe e di una giusta scarpa, per valorizzare la silhouette. Lunghezze variabili in base al tuo gusto, sposteranno il focus e per coprire le ginocchia ci penseremo più in là!
° Si alle scollature profonde, quelle belle a V che evidenziano lo sterno, magari impreziosito da una collana a cascata. Contrariamente a quello che si pensa la scollatura generosa puoi permettertela eccome, senza risultare eccessiva o poco elegante.
° SI, SI, SI alle bralette di pizzo, comodissime e anche molto belle in tutte le loro varianti colorate e che si possono intravedere se abitate in modo elegante indossando delle trasparenze, sopratutto il sottogiacca!
°NO a maglie oversize che ti faranno sparire, scollature a cuore che rimarranno vuote, reggiseni o costumi a fascia tipo post intervento.
Amica maggiorata questo è per te:
° Si alla forma a clessidra, un po’ anni 50, punto vita sottile evidenziato da una cintura, solo se sottile o da un abito che fascia.
° Si alle camicie ( meglio senza taschini) con qualche bottone aperto, che copre elegantemente ma lasciando intravedere le tue curve. Perfetti degli orecchini importanti, che distraggono al punto giusto!
° Si ai tessuti leggeri, cadenti, morbidi che scivolano sul corpo, accompagnando gentilmente le forme.
Perfetti gli abiti incrociati.
° Si alle fantasie optical, allo zig zag e ai colori scuri, che potrai contrastare con una giacca colorata o dei pantaloni chiari.
° No alle spalline sottili nelle canotte, al catastrofico scollo a V troppo profondo!
° Suggerimento per quanto riguarda le maniche corte, che siano o molto corte o sopra al gomito, mai all’altezza del seno perché lo allargano. Le giacche che abbiano un solo bottone al centro e un collo dalla forma sottile e allungata.
Sono solo piccoli accorgimenti, ma utili per vedere la differenza, spero di esserti stata utile e goditi le tue tette!
]]>Non ho nessun imbarazzo a dire che, in tempi difficili, per comprarmi il primo telefono o il primo computer, ho pulito anche le case altrui, perché è stato utile, faticoso e anche a tratti rivoltante, ma sono entrata nelle case di ricchi, di medici, di coppie improbabili e di una giapponese con una collezione di bambole da film horror. Sono entrata nella loro intimità e quello che le nostre case rivelano di noi è sorprendente.
Sai tutti questi lavori apparentemente inutili per arrivare a oggi, in realtà mi hanno fatto conoscere molte persone e fatto vivere le situazioni più assurde o divertenti, mi hanno insegnato a lavorare in gruppo, ad adattarmi, a superare limiti e a stringere i denti, ma sopratutto a risolvere problemi! Il senso pratico che le esperienze di questo tipo, mi hanno insegnato è impagabile. Quando poi finalmente, sono passata ai lavori più interessanti e mirati, per un po’ sono stata anche assistente personale di una stilista e ricordo una frase, detta da lei un mattino, aprendomi la porta: “Giorgia eccoti finalmente! Oggi è un casino, arrivi tu e arriva il sole!”. Mi veniva lasciata la sua agenda da mezzo chilo, una penna, il telefono e quello che dovevo fare, era cercare di risolverle i problemi cercando di alleggerire il carico.
Sapevo che il mio senso pratico, la mia rapidità di agire davanti ad un imprevisto, ad un disguido tecnico, o lo stare perfettamente in gruppo, era un bene prezioso per lei. E’ stato molto gratificante e utile a capire, che ogni pizza che ho servito anche al cliente più antipatico, che ogni sorriso forzato, anche quando non sapevo se avrei visto lo stipendio a fine mese, mi hanno fatto sviluppare notevoli capacità di sopravvivenza. Mi auguro che questo mio progetto, possa crescere nel tempo, tanto da avere bisogno anche io un giorno, di un’assistente personale e ti assicuro che tra le ventenni novelle designer, delle varie e a volte improbabili scuole di moda, esperte di tutto un po’ e di tutto e niente, ho perfettamente chiaro il curriculum che sceglierò. Cenerentola ti sto aspettando!
Una straordinaria foto di repertorio, con la mia amica Marzia.
Lavoro in fiera a Londra -1810 :D
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Ebbene nel suo ultimo saggio “ Il club delle 5 del mattino”, spiega che svegliarsi molto presto, aiuterebbe a riconnetterci con noi stessi. Dopo i primi tempi, forse un po’ traumatici, è possibile riscoprire la bellezza del silenzio di una città che ancora dorme mentre passeggi con il cane, della luce soffusa di una lampada mentre alla scrivania riorganizzi i tuoi pensieri, di una colazione preparata e gustata con calma mentre leggi il giornale prima di tutti e se sei un fenomeno della natura, sicuramente potrai fare gli esercizi di yoga prima di andare in ufficio. Se sei una mamma un po'stile Mulino Bianco, immagina la faccia dei tuoi bambini, che scendendo in cucina troveranno la tua torta appena sfornata per la colazione! Insomma fuggire dai ritmi della modernità e lasciare che il proprio corpo e la propria mente si prendano del tempo per se, senza stress, senza telefoni, senza parole e senza rumori, solo tu e loro. " La vittoria suprema si conquista quando nessuno guarda e tutti gli altri dormono", solo così puoi caricarti di una particolare energia, e quando per gli altri, suonerà la sveglia, tu sarai già una leonessa. Una regola da rispettare...che quelle ore, così fresche e silenziose, siano totalmente dedicate alla cura di se e dei propri interessi e a nessuna forma di lavoro.
Moltissimi personaggi famosi e leader politici da anni praticano questo stile di vita e ne garantiscono i benefici, ne cito solo alcuni e tra questi, i coniugi Obama e la glaciale direttrice di Vogue America, Anna Wintour, ma anche tantissimi italiani al seguito di questo nuovo stile di vita.
A me avrebbe quasi convinto questa faccenda, sopratutto perchè ho sempre avuto grossi problemi con la regolarità del sonno e ultimamente cercando di svegliarmi molto presto (con uno sforzo terribile) ammetto di avere più energia e lucidità. Si dice che c'è chi nasce allodola e chi civetta e che certe predisposizioni siano nel nostro dna. Io ho cominciato svegliandomi sempre alle 8:00 e credimi è già un grande traguardo, considerando il fatto che prima facevo anche le 4:00 del mattino sveglia a lavorare...un passo alla volta e magari ci arriverò anche io. In passato, ho dato una mano a un’amica, lavorando con lei al mercato, nei primi mesi della sua nuova attività. Si proprio quello fatto di albe invernali piene di nebbia, di ceste da scaricare, di ore in piedi al freddo o al caldo torrido e di panini con la mortadella alle 10 del mattino.
Un lavoro durissimo, pieno di dignità e fatica, ma divertente e ricco dal punto di vista umano. I “ mercatari” come li chiamo io, sono un gruppo coeso e forte, un po’ come i camperisti. Si aiutano e condividono insieme pioggia e sole, per tutto l’anno. I viaggi nel furgone spesso sono silenziosi, assonati, pieni di sbadigli e perfetti per pensare, ma basta una colazione calda, nel solito bar della piazza, per far uscire le prime parole e i primi sorrisi. Non sottovalutarli, dietro i loro banchetti di mercato, perché sono degli imprenditori di piccole attività che lavorano e spesso lavorano anche tanto, leader di loro stessi, perché con quel modo di fare, così goliardico e confidenziale, ci si sono costruiti casa . Sono sveglie dure, quelle delle 5:00, te lo posso garantire, ma come sostiene Sharma, basta abituarsi e poi il resto della giornata è tutto tuo… i mercatari lo hanno già capito da un po’, ma io a Sharma certo non glielo dico.
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Io e Camilla ci siamo conosciute per caso, seguendoci su instagram, come spesso succede, scambiandoci commenti e poi foto divertenti di gatti in pose assurde. Insomma due ragazze che semplicemente avevano attaccato bottone. Ci siamo poi incontrate a Torino per un aperitivo, durante una delle sue trasferte di lavoro e solo li ho capito meglio di cosa si occupava. Camilla è una digital strategis, originaria di Roma, che ha saputo cavalcare l'onda della comunicazione via web, quando ancora non ne eravamo dipendenti e che in questa intervista, ci racconta come è arrivata a questa passione e a questo lavoro. Non si spaccia per guru, perchè di fenomeni ne girano già tanti, Camilla è concreta, pratica, una che ti fa i conti in tasca e ti dice subito, quali sono le cose da affrontare. Una professionista, che ha costruito il suo lavoro e la sua formazione nel tempo, con un ritmo costante e affidabile e che ci spiega qual'è la visione corretta da avere, per muoverci in questo ambito, per far crescere la propria immagine o attività, in modo intelligente. Ci racconta anche del suo progetto più personale, Winaesthetic, che unisce la sua recente passione per il vino, all'arte, al design e alla cultura legata al grande mondo, del buon bere. Una donna tutta da scoprire :)
Puoi seguire Camilla Colavolpe sul suo profilo @lilasupernova e cliccando qui, vedere la sua intervista. Grazie e al prossimo appuntamento!
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Non ero una grande fan delle serie tv, perchè, ho sempre preferito guardare i film che iniziano e finiscono nella stessa sera, piuttosto che rimanere in attesa di puntate e stagioni, che poi lo so, io mi dimentico tutto e perdo il patos. L’anno scorso però, causa una brutta influenza, mi sono ritrovata a dipendere da Netflix per qualche giorno e curiosando qua e la, mi sono fermata a guardare la famosissima “Orange in the new black”, serie pluri premiata. Ammetto di aver iniziato la visione con quell’atteggiamento un po’ sbruffone, per poi dovermi ricredere completamente dopo la prima serie. Cinica, pungente, cruda, ironica, commovente, forte, fortissima, una puntata dietro l’altra, che ho divorato famelica, in un cambiamento continuo di stati d’animo ed emozioni. Per chi se la fosse persa (malissimo), il tema è la vita all’interno di un carcere femminile americano, con incroci di storie, disagi, malesseri, realtà che spesso non conosciamo e dinamiche che lasciano spazio per pensare, a quanto spesso siano disumane le condizioni di vita in questi luoghi che un individuo, lo dovrebbero "recuperare". Il tutto condito da un’ironia pungente e brillante che, già dalla prima puntata ho capito avrebbe fatto breccia nel mio cuore! La mia protagonista preferita è Nicchy Nicols, eroinomane, lesbica, rossa, riccia e di new York. Come spesso succede, quando poi mi fisso con qualche personaggio, voglio scoprire tutto e di Nicchy, che in realtà si chiama Natasha Lyonne, ho capito tante cose, ma soprattutto perché l’ho amata così tanto da subito. Nasce davvero a New York, nel 79, da genitori che lavorano già nel mondo dello spettacolo, radici francesi, ungheresi ed ebraiche. Vive tra la grande mela e Israele, conducendo una vita molto irrequieta, facendosi espellere da scuola per spaccio di marijuana ed entrando e uscendo da altri istituti artistici per mancanza di fondi. I rapporti con la sua famiglia e l’alta borghesia si strappano da subito, per non ricucirsi più e questo è uno vuoto nella sua vita, che la porterà a peggiorare la sua condizione. Colleziona arresti per guida in stato d’ebrezza, comportamenti molesti ed entra ed esce da diverse strutture per la disintossicazione. Lavora molto nel cinema e nel teatro (io la ricordo ragazzina in un famoso film di Woody Hallen) ma la sua affermazione arriverà proprio con la serie tv, “Orange is the new Black”.
Forse quello che inconsciamente ho tanto apprezzato di lei è stato, un personaggio che in realtà la rappresenta davvero. Più che interpretare un ruolo, in questo caso si tratta di proiettare una vita, un disagio e i trascorsi difficili, dovendo un po' ripercorrere le tappe dolorose della sua vita e questa intensità, io l’ho percepita. Dopo la serie (che è finita davvero purtroppo, dopo 7 stagioni) e dopo la mia commozione sincera e coinvolta, ho continuato a seguirla come una stalker su “Russian Doll”, un altro super lavoro, inizialmente davvero molto ambiguo, ma che lentamente si snoda e che la vede questa volta protagonista assoluta. Natasha va oltre i confini del cinema e la sua indole libera e appassionata, le permettono di interpretare ruoli disastrati, con un senso dell’ironia e della comicità, che ne sdrammatizzano gli eventi. Gioca insomma oscillando tra finzione e realtà. L’effetto è un po’ quello di quando si guarda il volto di un pagliaccio, un po’ triste, un po’ divertente, per molti inquietante e ambiguo, ma di fondo nato per far ridere. Una donna che ha fatto dei suoi drammi, la sua forza. Nemmeno Gucci ha saputo resisterle, ed è per questo che l’ha voluta per un video, che fa parte del progetto “THE PERFORMERS”, nato nel 2017 e che continua a raccontare personaggi e icone nel loro anticonformismo, una principessa punk, dai riccioli rossi e ribelli ma dall’animo fragile come cristallo.
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Se penso a quelli che posso definire, gli errori della mia vita, così a bruciapelo per prima cosa, penso sopratutto ad un paio di ex che onestamente mi sarei evitata volentieri, se poi ci penso meglio, mi tornano in mente, anche una buona serie di scelte un po' troppo frettolose e che mi sarei potuta evitare…si ma alla fine è quasi tutto riconducibile agli ex :) . Non è che voglia scaricargli addosso i drammi della mia esistenza, è solo che, se per gli eventi che interagiscono nella nostra vita si può solo cercare di accettare e imparare, invece il tempo o addirittura gli anni, passati a logorarsi per quello che poi, parliamoci chiaro è solo un estraneo piombato per caso nella nostra vita, (che esce dalla stessa porta da cui è entrato) è un peccato che non ha soluzione e di cui siamo pienamente responsabili. Allora si, pentirsi di aver fatto qualcosa lo definirei errore. Il sentimento di rabbia è verso me stessa lo giuro, per aver fatto volatilizzare del tempo prezioso, che avrei potuto impiegare in mille altri modi migliori. Non è vero che serve sempre, che fa tutto esperienza, certe storie, sono proprio inutili, non lasciano niente, nemmeno i bei ricordi si ricordano più, la sensazione è solo di essersi peggiorate la vita per un po', di essersi annullate come se il cervello fosse andato in tilt e poi, oltre al danno anche la beffa, i tempi di recupero sono sempre lunghissimi (e talvolta accompagnati anche della psicoterapia). Poi penso agli eventi che posso attribuire consolandomi alla sfiga,(perchè c'è anche quella, solo che lei è una lavoratrice autonoma), quelli che non controlli, che ti arrivano a velocità razzo sulla cervicale, quelli che come si dice, o affoghi o impari a nuotare.
Photo: Vogue Italia
So che senza questi psicodrammi, (volontari e involontari) forse non sarei diventata come sono oggi, che non avrei il mio bel bagaglio, la lungimiranza, una visione più completa delle cose. Anche grazie alle frenate improvvise, ho capito come muovermi nel mondo, come farmi più scaltra dove serve e come pesare la fiducia delle persone, ma a volte mi domando se la maturità mi ci avrebbe fatto arrivare comunque evitandomi queste lunghe pause cerebrali. Non si poteva fare diversamente ?
Sai, anche l’idea di questo mio nuovo progetto, se la vogliamo analizzare è frutto di una serie di errori. Quando sono approdata a Torino quattro anni fa, ero piuttosto messa male per tutta una serie di motivi molto personali e posso dire di essere arrivata con la sola valigia in mano e tanta speranza per una città che non conoscevo. Nell'arco di questo tempo sono riuscita a rimettermi in piedi, spostandomi prima da un divano all'altro, poi trovandomi un lavoro di fortuna, poi trovandomi una casa, un laboratorio per riprendere parallelamente, anche il mio vero lavoro e infine questo. A volte penso che, non sia stata solo la passione o una sorta di obbiettivo imprenditoriale a darmi la carica, ma la stanchezza. Sono passati tanti anni dal giorno in cui mi sono laureata e in questi anni ho vissuto tante vite diverse, emotivamente, ma anche per tutti gli spostamenti e i nuovi inizi. In queste vite ho incontrato personaggi di ogni tipo sul lavoro e mi dispiace dirlo, non hanno vinto di certo i leali. Arrivata ad una certa età, ho cominciato a capire che mai nessuno mi avrebbe dato le soddisfazioni che cercavo, che forse più sarei andata avanti e più sarebbe stato anche peggio, che la formazione, l'impegno, la serietà, non bastano per trovare gratificazione o il lavoro ideale. Spesso a tutto questo, si aggiunge anche un percorso più personale, perché tutte noi, permettiamo alle relazioni esterne, familiari o intime, di essere troppo presenti nel nostro vivere. Quante volte ho sentito persone lamentarsi, di aver trascurato amicizie, lavoro, progetti, di aver rinunciato a qualcosa di importante, magari lo avrai detto anche tu qualche volta. RINUNCIA, ecco l' orrenda parola, che puzza di rimpianto e che poi ci tormenta la coscienza. La stanchezza di quelle rinunce e di quel non sentirmi mai abbastanza, mi ha portato oggi ad essere un po' egoista, ad accostare la porta, lasciando fuori più cose di quelle che vogliono entrare. Il mio cambio di rotta è avvenuto ormai un anno fa, quando decisa a rivedere i piani della mia vita, ho chiesto semplicemente dei consigli...io che non li amo affatto ( ma questi erano richiesti ) e questo è successo perché, quando si ha la vista appannata, affidarsi a qualcuno che ci vede meglio in quel momento, è la cosa migliore. Amiche, colleghe, professioniste, che potevano capire il mio malessere avendolo già vissuto, mi sono confidata poi anche con le persone che mi vogliono bene, quelle che mi conosco per davvero e sanno leggere nel modo giusto i miei tormenti. Il primo passo è stato licenziarmi dal primo lavoro e portare avanti solamente il mio laboratorio creativo, ho ricominciato a studiare, letteralmente, tutto quello che riguardava lo sviluppo di una nuova attività e contemporaneamente ho seguito con passione una serie di corsi on line, che non mi hanno dato le soluzioni, ma mi ha aiutata semplicemente a capire, cosa volevo e come poter mettere in pratica i miei desideri…il resto beh è tanto duro lavoro, impegno e l’idea martellante di potercela fare.
Photo: Giuseppe Palmisano
La paura del fallimento è sempre dietro l’angolo e immagino che sarà una costante che non mi abbandonerà mai, ma questo è anche uno stimolo importante per non abbassare mai il tiro e restare sempre attiva. Penso di averlo fatto scattare davvero il famoso clack dell'egoismo sano questa volta, ci ho messo un po' a capirlo, ma ora ho le idee un pochino più chiare sulla direzione e sulla meta da raggiungere. Ringrazio davvero tutte le persone che hanno speso il loro tempo per me (che rimane sempre il bene più prezioso) e che mi hanno incoraggiata, consolata e consigliata, ringrazio poi tutti gli errori di una vita, le mie sfighe clamorose per quello che mi hanno insegnato a mandare giù…e poi infine, proprio loro, i miei ex, che non rimpiango nemmeno un po’, ma che se non mi avessero fatta scappare a gambe levate quel giorno, oggi chissà dove sarei e a fare cosa. Sono pervasa da una botta di gentilezza e con voi mi sento anche meno stronza, a buon rendere!
]]>La meraviglia di un mega zaino stipato, con quello che allora credevo necessario ( tipo la custodia a cerniera con almeno 30 cd zeppati dentro ma nemmeno una crema solare) i biglietti di svariati mezzi pubblici per risparmiare e dell’entusiasmo sincero di fare qualcosa da sola per la prima volta…la ricordo perfettamente quella sensazione, quel senso di libertà assoluta, che da sempre mi rigenera. Se la felicità è fatta di momenti, quello di chiudere la porta di casa e raccogliere da terra la valigia è il mio. La mia vacanza di due settimane è diventata poi di un mese, perché oltre a visitare paesini, scogliere, sentieri, e conoscere quanto più ho potuto di quel posto incantevole, durante quell’estate trovai anche un gruppo di amici divertenti e vivaci, che con qualche motorino, fecero diventare le mie notti, calde di falò sulla spiaggia, di bagni improvvisati e pomiciate romantiche davanti a panorami mozzafiato e poi si sa...da quelle parti, in un'attimo tutto diventa casa. Ad Amalfi e in costiera, ci sono tornata ancora negli anni, perché quando nel mio cuore, qualcosa di nuovo si fa spazio, a me piace rinnovare di tanto in tanto quell'unione, ma lo ammetto, forse la compagnia, forse l'età diversa, non è stata più la stessa cosa. All’epoca tutta quella gente mi piaceva, assorbivo ogni parola e volto come una spugna, era un piacere conoscere e ridere di ogni personaggio bizzarro in cui incappavo e non lo notavo nemmeno il caos dei giorni più affollati. Se però, pensavi ad una gita da quelle parti, o forse ti ho dato un'idea nuova rispetto al tuo piano vacanze, permettimi di consigliarti un posto d’incanto, a 2 km scarsi dal centro di Amalfi, che ti permetterà di restare in una zona silenziosa e immersa nel verde e che ti regalerà sicuramente un aspetto diverso di quel territorio, conosciuto maggiormente per la vita che si svolge sulla costa. Sto parlando dell’agriturismo “Fore Porta”, nella Valle delle ferriere, un’azienda bio, specializzata nella produzione e vendita di prodotti locali.
Un agriturismo in cui potrai pernottare, assaggiare la cucina tipica, comprare se lo vorrai i prodotti coltivati, soprattutto i famosissimi limoni, passeggiare tra i giardini, l’orto, osservando e imparando l’essicazione al sole, a cucinare durante i loro piccoli eventi, a ricordarti di quanto è straordinaria, l’aria pulita e la natura, che proprio li è dichiarata protetta dal 72. La loro, è una storia familiare, di generazioni che si tramandano sapere e passione, di cura, amore e accoglienza genuina. Luogo perfetto per una fuga romantica, ma credo che lo sarebbe anche di più per una fuga in solitaria, che in alcuni casi non è solo fonte di divertimento, ma risulta rigenerativa e lascia porte aperte a nuove conoscenze e risvolti inaspettati. Se puoi farlo, dimentica per un po' la tua vita di tutti i giorni, prepara il tuo zaino, semplice, essenziale, quasi vuoto perchè tanto lo riempirai, con tutto quello che ti porterai a casa, poi parti, regalati qualche giorno e sii felice!
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Oggi la mia mente ha eseguito un salto mortale, un doppio carpiato all’indietro nel tempo, perché cercando una nuova serie tv da guardare mentre ricamo i miei abiti (e di ore ne passano davvero tantissime) mi sono imbattuta nella celeberrima SEX END THE CITY, che all'epoca voleva essere quasi un simbolo di emancipazione, sopratutto perché nel 98, l'attenzione per quello che riguarda il mondo al femminile, non era esattamente lo stesso di oggi, almeno in Italia. Se però, la guardo con gli occhi di una quasi quarantenne nel 2020, per me è un clamoroso balzo all’indietro nell’evoluzione. E' innegabile il fatto che, la perseveranza collettiva ci stia portando ad un lieve ma costante mutamento, chi più, chi meno, siamo tutte unite sul fronte e credo che sia piuttosto comune la voglia di dire la nostra e di imporci nei nostri ambiti lavorativi, così come nella vita. Nascono di continuo associazioni, gruppi di difesa e aiuto, così come di imprenditoria femminile, Instagram stesso è in mano nostra, parliamoci chiaro, abbiamo di continuo e sotto agli occhi, piccoli e grandi successi, di donne che si sono create il loro spazio e che poi, come un'onda, hanno bagnato i piedi di chi ci cammina accanto. Consideriamo questi aspetti, come conquiste pacifiche, pratiche e dall’intelligenza libera. A volte però, si scontrano completamente con un’altra fetta di realtà tutta femminile, che io francamente ancora capisco poco, ed è quella che definisco simpaticamente, la popolazione “Sex end the city”, appunto. Si, mi parte la polemica.
So che questa serie tv, poi diventata addirittura film, ha avuto un successo pazzesco e lo capisco anche il perché…non è che io non sia sensibile alle agiatezze della bella vita e agli abiti griffati (tutto, ma non l’ipocrisia sia chiaro), oltre al fatto che è stata impacchettata ad arte, facendo leva sui desideri più superficiali delle donne e su quel senso di libertà estremo, che tanto ci affascina. Credo però, ci sia un senso logico nelle cose, anche se hai un mucchio di soldi da spendere e il perché così tante donne, abbiano trovato fantastica una serie, che in fondo ci rappresenta come delle barbie trasgressive a briglia sciolta, non l'ho ancora capito. Ma ricordiamo meglio la trama...le protagoniste, affaccendate tra serate nella sfavillante New York, conquiste e scarpe ( che sembrano essere il punto debole),vivono una vita da vere donne emancipate, riponendo i loro maglioni nel forno, usato come estensione della cabina armadio, (perché chiaramente non sanno cucinare e preparare del cibo per nutrirsi, riporta subito al triste ruolo della casalinga, che fa davvero poco femminista ), argomentando esclusivamente di sesso, moda e pettegolezzo. Ok la leggerezza dell’essere ma non esageriamo.
Il lusso, urlato ai quattro venti, personalmente lo vedo, come la libertà di potersi permettere quello che una desidera e l’emancipazione sessuale, come l’altrettanta libertà di vivere i propri rapporti come e quando crediamo. Non vedo attinenza, con quell'atteggiamento esasperante di cambiare partner ad ogni starnuto, o nell’aggiungere gratificata, un paio di scarpe nella cabina armadio pensando sia il picco massimo della mia giornata. So che sono passati un po’ di anni, da quella prima visione, ma la riflessione è: ti sembra sinceramente che oltre agli anni, sia passato anche dell'altro? A me purtroppo, sembra ancora attualissimo questo stereotipo e tra le donne sopratutto.
Non è un discorso che lego solo alle vecchie generazioni, in cui potrebbe essere anche capibile, perchè oggi basta aprire un comune social per rinfrescarci la memoria in un attimo. Lo so, il mondo rema da questa parte, nell’avere, nel consumismo sfrenato, nella bellezza a tutti i costi, nell’estremizzazione di tutto, anche del proprio corpo mai perfetto e nella corsa folle al raggiungimento del benessere e del successo, anche troppo facile a volte. Non è che non lo auguro a tutte, ma vorrei solo che, si potesse non perdere il senso reale delle cose. Essere donne è una fortuna immensa, io lo penso davvero, ogni giorno, amo le donne ed è proprio per questo, che non digerisco questi retaggi culturali. E’ bello, essere anche un po’ civette e vanitose, a chi non piace, è nella nostra natura e a volte, tra le nostre insicurezze, qualcosa che ci fa sentire favolose è indispensabile, ma è importante non abbassare mai la guardia, rimanere vigili verso il focus giusto, che siamo noi, noi davvero, non il nostro contorno. Alla fine, la serie me la sono comunque riguardata e ci ho anche riso sopra, perché è così che va presa, con ironia e divertimento. Non importa che interessi abbiamo, o quanto siano diverse le nostre vite, se amiamo il campeggio o la spa, se camminiamo con ai piedi le birkenstock o i sandali gioiello, l’importante è che siano comode, perchè la strada da percorrere insieme è ancora lunga.
]]>Confesso, mi ci è voluto un po’ per rendermi conto della vastità del problema che stavamo vivendo e che ancora è presente a singhiozzi nelle nostre abitudini, come per tutte le cose in genere io arrivo un po’ in ritardo. Preoccupanti le conseguenze socio economiche dell’intero paese lo sappiamo, sono mesi che ci penso, ma nonostante tutto cerco di guardare lontano immaginando, non come tutto tornerà, ma quali saranno i cambiamenti da cogliere. Ricordo bene una mattina in particolare, cominciata come tutte le altre mattine, la tv accesa sul tg per sapere gli ultimi drammi e io con il cappuccino davanti, seduta sul divano. In quell'istante cominciai a ricevere una serie di messaggi, uno dopo l'altro… la sartoria che tutt’ora si occupa dei miei abiti, per informarmi della chiusura, il magazzino tessile che non poteva più fornirmi quello che mi serviva, la merceria nemmeno a parlarne. Non ti nascondo che sono rimasta bloccata con lo sguardo fisso, nel tentativo di capire davvero, un po' assente come quando si è nel dormiveglia. Subito ho pensando a che soluzione trovare, se poteva esserci un modo per arrampicarmi sul vetro dritto e scivoloso che avevo davanti, ma la botta vera, l’ho ricevuta però, quando ho capito che non potevo fare proprio niente! Qualsiasi porta era sbarrata ed erano inutili i miei tentativi di persuasione. Questa situazione per la prima volta non riguardava me, il singolo, ma proprio tutti, nessuno escluso, nessuna differenza di ceto sociale, lavoro, situazione personale, città.
Ho capito ora dopo ora, che avrei dovuto rivedere molte cose per la mia semplice sopravvivenza, modificare drasticamente il mio lavoro da li ai prossimi mesi e che forse, sopratutto, non sarei stata pronta ad affrontare tutte quelle incertezze. Non è stato semplice superare le mie paure personali e decidermi finalmente, di aprire un’attività indipendente, in un paese poi, che non è esattamente incoraggiante da questo punto di vista, oggi però, che il peggio sembra essere passato, un intero stato si trova ad affrontare la stessa situazione, ognuno guardando il suo piccolo orticello o grande campo. Questo blog nasce a cavallo di un dramma, in cui le ore passate a scrivere e a dipingere, erano scandite dal numero dei morti, e dalle ore interminabili di notizie monotematiche alla tv. Nasce, tra i dubbi e tra tutte le perplessità del caso, ma nasce, perchè era ora che lo facesse. Non ti nascondo che quella mattina, davanti alla tv, ho pensato sconvolta, “maddai questo è un segno ”. La preoccupazione sul mio debutto, era quella di sembrare poco rispettosa o empatica davanti alle difficoltà di tutti, rischiando di parlare di cose, che forse non erano molto in linea con lo stato d'animo comune, tante paranoie, che hanno trovato pace, quando ho capito che ricominciare per reagire era l’unico atteggiamento giusto. Non credo nel destino, e me ne sono ricordata li, con quel pensiero e non credo tantomeno in un’entità divina che provvede a sistemare le cose per noi. Credo invece, che come sempre bisogna darsi da fare, sbattersi molto per realizzare e costruire, andare oltre a volte, alle nostre paure comuni e naturali, andare oltre anche ai consigli, alle opinioni altrui, alla nostra visione appannata della realtà. Ti è mai capitato di guidare di notte in mezzo alla nebbia? Io sono per metà Veneta e con la nebbia della campagna, ci ho convissuto parecchio e credimi, in inverno ci sono momenti che ti paralizzano al volante ed è terribile non riuscire a vedere ad un solo metro da te, senza capire dove stai andando e cosa c'è oltre quel metro. Si può solo rimanere rigidi alla guida e con tutti i sensi ben accesi, procedere lentamente e con cautela, sperando che vada tutto bene. Oggi, per coloro a cui è rimasto qualcosa, ci sono i conti da fare, e nuove analisi per il futuro, ma a chi no ha più niente, rimane tanta delusione da mandare giù. Anche io restando blindata in casa per mesi, come tutti, ho avuto la sensazione di essere sospesa nell’acqua e nel tempo, come quando al mare facciamo il morto a galla, con le orecchie immerse, ascoltando i rumori ovattati. Quei rumori erano i vicini dall'altra parte del muro e la natura che guardavo dalla finestra e che si riprendeva la città deserta, qui in cerca di distrazioni, della risata di un amico, che cercavo nelle video chiamate e con mia madre lontana davanti ad un gigantesco punto interrogativo pensando al domani!
Così, dopo un piccolo pianto liberatorio, in cui ho scaricato giorni e giorni di tensione, ho deciso che avrei ripreso le redini e tagliato quello che appesantiva il mio ramo, per rispettare me stessa e tutto il lavoro fatto nei lunghi mesi precedenti. Ho rivisto tante cose, ho dovuto pensare più in piccolo, ridimensionare tanto, per potermi rimettere in carreggiata, ma ad oggi credo che non sia stata una revisione poi tanto male. Spero quindi, che condividendo con te, queste sensazioni, potrò essere da oggi in poi, anche io un mezzo di incoraggiamento per te, se sei al volante e non sai cosa fare, una piccola voce, la mia, che si unisce al coro di chi ha voglia di riprendersi e cominciare a correre.
Quindi sconosciuta, non mi resta che darti il benvenuto, ringraziarti per il sostegno che vorrai darmi e abbracciarti forte, anche se virtualmente!
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"IMPARA L'ARTE" è una video rubrica mensile che nasce dall'idea di raccontarti un lavoro, un'esperienza importante, un percorso di vita, che hanno portato le protagoniste, a sviluppare un'attività o una professione. Talvolta poco conosciuta, sicuramente da approfondire, con un'attenzione particolare per i risvolti personali, che le hanno accompagnate durante le loro tappe fondamentali. Amiche, colleghe, perfette sconosciute, poco importa...è bello saperne di più di loro, di noi e di come farci strada nel mondo.
La prima ospite che ho il piacere di presentarti è Domenica Mandica, originaria di Reggio Calabria, che oggi vive a Parigi e lavora per la maison Dior. Un percorso lungo e faticoso il suo, che però l'ha portata a rivestire un ruolo importante, come responsabile ufficio prodotto. Donna dalle mille risorse e passioni, figlia d'arte nasconde il suo talento per il canto e la musica. Un idealista con i piedi ben saldati a terra a cui la determinazione, non è certo mancata. Puoi vedere la sua intervista cliccando qui! Buona visione e alla prossima!
Puoi seguirla su instagram: domenicamandica
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Quante volte ti sei trovata, davanti ad una situazione che ha richiesto il tuo coraggio, una tua scelta importante, addirittura drastica? Quante volte ti sei fermata di netto, davanti ad un blocco, pensando di non potercela fare? Beh, a me è capitato parecchie volte e sai come si chiama quella cosa? PAURA. Un'espressione tanto banale, ma tanto semplice da dire come, “non ce la faccio” altro non è, che la barriera che ti poni davanti alla vita e che ha il potere di controllare le tue azioni, i tuoi desideri e i tuoi sogni. Non voglio fare la guru del momento, ne la mentore che tanto va di moda ultimamente e che da lezioni sull’auto motivazione, ma solo farti sapere che è assolutamente normale per te, come lo è per me. Non importa che età abbiamo, ne come sono diversi i nostri problemi, la matrice è la stessa. PAURA.
Sembra assurdo, ma ho capito riflettendoci bene, che nonostante le tante esperienze vissute in gioventù, sono diventata comunque un’adulta codarda. Cosa sia successo esattamente non lo so, ma probabilmente ho solo lasciato che i condizionamenti sociali, le relazioni malate, una profonda insicurezza e il dolore, agissero su di me, fino a cambiarmi. Nel calderone ci vorrei mettere tutto, perché tutto può contribuire a lavorarci dentro, a far crollare la fiducia che abbiamo di noi stesse e di conseguenza quella che riponiamo sugli altri.
Una curiosità su di me...fin da bambina ho avuto una brutta abitudine, che continuo ad avere anche oggi che ho quasi 40 anni. Ogni volta che un disegno, un dipinto, non mi piaceva, io lo buttavo, lo appallottolavo e poi lo cestinavo. Abitudine che a mio padre non era mai piaciuta, perché lui invece sosteneva, che gettando il mio primo errore, non avrei potuto vedere la differenza, con il secondo tentativo.. Molte volte l'ho sorpreso con le mani nel cestino sotto alla mia scrivania, cercando di tirare fuori qualche disegno recuperabile. Papà li stirava e li metteva via. Crescendo poi tutti quei disegni li ho trovati e ti confesso che mi sono venute le lacrime agli occhi, vedendo quanto amore aveva, anche per quello, che io invece detestavo di me. Ho visto li davanti, i miei miglioramenti negli anni, i miei traguardi, il lavoro per cui sono stata apprezzata e per cui ho insistito sempre tanto. Gettare quello che non mi piace è ancora oggi, una mia caratteristica, anche se cerco di filtrare qualche volta, come se una parte di me, chiedesse sempre la perfezione e sempre di più. Non è sbagliato provare a migliorarsi, forse lo è pensare di non fare mai abbastanza, di non essere all'altezza delle aspettative, anche le proprie. Spesso il giudice più severo sono io e quando questo avviene, sembra un'esecuzione in piena regola. Demolirsi, non è un azione costruttiva, ma solo un modo per rafforzare la propria insicurezza e quando poi lo fanno gli altri, si è già argilla morbida da plasmare. E' successo poi, che la ragazza avventurosa, impunita e divertente che avevo dentro, ha lasciato il posto a quella timorosa e spesso diffidente. Un’amica un giorno mi ha detto: “ diventare grandi è una merda”, all’inizio ho riso, davanti all'espressione colorita, ma aveva ragione, rende proprio l'idea. All'improvviso ci ritroviamo immerse nel lavoro, nella famiglia, nei bisogni e nelle necessità, che fanno diventare la strada casa-lavoro, l’unica per molto tempo. Invece il mondo è grande, noi anche di più perché siamo piene di sogni, di progetti, di viaggi da fare, e cose da provare e allora, dove siamo finite? Quando abbiamo smesso di pensare che possiamo avere molto di più di così? Io ho deciso di reagire, di ritrovarmi, di essere un’ adulta nuova, con le responsabilità di oggi ma lo spirito di prima, ho deciso di lanciarmi completamente in questo lavoro, che comporta davvero tanti cambiamenti per me.
Prima fra tutti, fidarmi nuovamente di me stessa e delle mie capacità, smettendola di pensare in negativo, come se mi mancassero sempre i mezzi per potercela fare. Secondo e non meno importante, fidarmi anche degli altri, dei suggerimenti, di tutti coloro che, stanno lavorando con me a questa piccola impresa e di tutte le persone che grazie a questo, arriveranno nella mia vita. Il mio obbiettivo non è così banale da essere focalizzato solo sull’aspetto economico, chiaro il denaro mi serve per vivere, ma voglio guardare più in la, a quello che mi porterà in termini di sicurezza, di indipendenza, di possibilità. Questo è solo il primo passo, spesso il più difficile è vero, ma sapere di essermi allacciata le scarpe e di averlo fatto, già mi fa sentire meglio e la donna di oggi, alla paura proprio non ci vuole pensare!
Photo: Zelda Ambra Pizzato
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Amica che ti sei ritrovata all'improvviso barricata dentro casa, questa volta nemmeno la lunga treccia dalla finestra ha funzionato e l’unica cosa che hai potuto fare è stata, organizzare una nuova realtà, che anche se temporanea per molte, per altre si è rivelata una nuova soluzione per il futuro. Magari non eri esattamente abituata a passare così tanto tempo tra le mura domestiche lavorando con il famoso smart working, o peggio ancora il vecchio lavoro non c’è più e stai cercando di inventarti qualcosa che faccia al caso tuo. Se posso darti qualche consiglio, io sono una che invece in casa ci passa tantissimo tempo e mi sento fortunata per questo.
Sai ci sono attitudini e la mia è sicuramente quella di stare sola, sono figlia unica e forse alla solitudine ci sono sempre stata abituata, non la vivo affatto come un problema. Ora ti trovi in uno spazio che non è pronto ad accoglierti, hai mille distrazioni e ti sembra di non combinare niente o peggio, di essere stanca il doppio a fine giornata. Ci sono poche cose da fare, ma sono fondamentali, e te le scrivo bene in vista, così da fartele focalizzare chiaramente.
A- Questa è casa tua, non il tuo ufficio, quindi trovati un posto, anche un angolo mini, che sia solo tuo e in cui farti spazio. Mettici una sedia comoda, un porta penne, il tuo pc, la tua agenda o quello che ti serve, appendi al muro i tuoi appunti, una foto, un messaggio, quello che vuoi insomma. E’ fondamentale riconoscere quel posto, come il tuo angolo lavoro, dove sentirti a tuo agio e concentrarti.
B- Stabilisci quante ore di lavoro dedicare alla tua giornata, compatibilmente alle altre cose da fare (pranzare, aiutare tuo figlio con i compiti, se ce l’hai, sistemare casa ecc..), ragionaci su bene e una volta capito cerca di attenerti rigorosamente. Rispetta queste ore, anche distribuite durante la giornata, ma con la stessa costanza di qualsiasi altro impegno (quando andavi alla lezione di yoga avevi un orario tassativo e lo rispettavi no?)
C- Incazzati. Si, se ti disturbano incazzati, perché tu sei nel tuo ufficio e non importa se girando la sedia vedrai cose che ti manderanno ai matti, tipo la lavatrice da fare che scoppia di panni, non importa se tuo marito non trova le tazzine da caffè, sono al solito posto, dove vuoi che siano e non importa se tuo figlio si divide la merendina con il cane, incazzati e chiedi un po’ di educazione e rispetto per quello che fai, ma non alzarti, mi raccomando! :)
D- Organizza la tua giornata! Sei una donna e questo implica il fatto che fuori o in casa tu debba fare un milione di cose comunque, è fondamentale che tu abbia il quadro generale della giornata che stai per affrontare. Chiedi aiuto e collaborazione se vivi in famiglia e ti è possibile, se sei da sola allora è una pacchia, mettiti anche un po’ di musica relax, che male non fa!
E- Focalizza i tuoi punti deboli. Ti scrive una, che quando è fortunata ha il livello di attenzione di 10 minuti. Cerca di essere obbiettiva, di quante pause hai bisogno? Qual’è il momento della giornata in cui sei più produttiva? Io la sera e la notte mi riattivo come una civetta, infatti ho seri problemi ad addormentarmi presto, quindi quando non ci riesco lavoro, senza telefono, senza notifiche che mi distraggono, senza post da guardare, tieni presente anche questo!
F- Dividi il lavoro in fasce. Ci sono attività che richiedono sicuramente più concentrazione di altre, quindi ti consiglio di capire bene quando poterle svolgere, mentre le cose più leggere, magari le puoi gestire anche durante una parte della giornata, in cui non devi essere esattamente sul pezzo.E’ importante per non perderti niente e arrivare a sera, sapendo di aver concluso tutto. (una dritta…anche dal bagno si mandano ottime mail ! )
G- Ultima ma non meno importante, ricordati di non trascurarti! Anche se sei a casa è importante mantenere le buone abitudini. Quindi esci dal pigiama, fatti una bella doccia rigenerante e fai colazione prima di metterti alla scrivania. Questo atteggiamento di cura, influisce anche sulla tua produttività e umore, poi magari devi chiamare necessariamente un collega e almeno sei già pronta per la video call e non devi mimetizzarti tra le piante di casa!
Ma una cosa ci tengo davvero a dirti, se invece sei tra le sfortunate che il lavoro lo ha perso. In un momento di smarrimento, quello che io ho potuto fare è stato concentrarmi fortemente sui miei desideri e su quello che avrei dovuto cambiare, per migliorare la mia vita in generale. Nel momento in cui tra le mani non hai niente è anche vero che non hai niente da perdere ed è esattamente quello il momento di provare. Approfitta di questo tempo, per studiare, iscriverti a qualche corso mirato, ti consiglio quelli on line, che puoi seguire con calma e che ti danno il tempo di valutare bene tutto, focalizza le tue attenzioni sulla nuova strada da intraprendere e se necessario, tira fuori tutto il tuo coraggio, per iniziare un nuovo percorso. Non siamo necessariamente il lavoro che facciamo ed è lecito poter cambiare idea o cercare stimoli in professioni diverse. Io stessa mi sono affidata alle "cure" esterne, di chi in un momento di buio, ha saputo ricordarmi, senza che me ne accorgessi, il mio potenziale e le mie propensioni naturali. Questo momento storico, sopratutto, ci spinge fortemente ad inventarci la nostra professione e spesso non ci rendiamo conto, di quanto sia chiara davanti a noi la soluzione. La paura di investire le nostre forze e aspettative, per qualcosa che non sappiamo come finirà, a volte è l'unico ostacolo reale.
Queste sono le mie regole d’oro e spero possano esserti utili, io le rispetto solo in parte..poi quella parte la seguo anche male…insomma sono la solita persona che predica bene e razzola male, ma ripongo tutta la mia fiducia in te, so che farai di meglio! :)
]]>Immagine di Angela Davis, 1971
Tra i movimenti rivoluzionari, che secondo me hanno inciso molto nella storia, per me c’è quello dei BLACK PHANTERS, un’organizzazione di resistenza militare e movimento di unione degli Afroamericani della classe operaia, degli Stati Uniti. Erano i primissimi anni 70 e questa resistenza, si batteva per i diritti della comunità nera, che traeva forza dalla propaganda giornalistica, musicale e artistica. Come ben già sai, quel periodo era costellato dai movimenti giovanili, dalla voglia di combattere un sistema conservatore e dalle manifestazioni contro la guerra nel Vietnam. Per loro però, il concetto chiave era contrastare la polizia, nemica numero uno della comunità e dei suoi diritti, in una scia di razzismo ormai ben consolidato. Questo senso di conflitto in America, si respira ancora oggi che il movimento non esiste più, ma gli scontri si. L’eredità è stata forte e in molti ancora brucia quella fiamma. Moltissime le donne che sostenevano il movimento e che vivevano già la forte aria tagliente del femminismo di quel periodo, anche se loro, combattevano per una rivoluzione più ampia in quanto nere, oltre che donne. Abili nel controllare la loro immagine, consapevoli della forte attrazione che ne scatenavano, le Black Phanters non ostentavano minigonne ne frange, ma semplicemente valorizzavano la loro figura allungata e sottile, con un total look completamente nero, fiere inoltre delle loro capigliature vaporose e naturali, motivo di vanto Afro. Il mondo della musica e della moda ne è stato fortemente influenzato, soprattutto con il funky e il blues, che erano anche mezzo di divulgazione e tra le maggiori esponenti ci sono state, Angela Davis (ancora in vita), Chaka khan, Elaine Brown (scrittrice), Betty Davis che oltre a musicista era anche modella ed ex moglie di Miles Davis.
Quest’ultima è davvero un’icona di stile per me da sempre. Spesso ai Black Phanters, viene associata un’immagine armata, anche se l’arte rimase il loro mezzo più potente di propaganda sociale. Poster, opuscoli, giornali pop, divennero presto, il materiale cartaceo più diffuso nella comunità nera e portavoce massimo rimane sicuramente Emory Douglas, ancora in vita e che una volta caduto il movimento, ha continuato a creare privatamente, affiancato da altri giovani artisti. (I suoi lavori sono ancora esposti presso l’Urban Justice Centre di Manhattan.)
Se sei curiosa di approfondire, ci sono molti film\documentario datati al riguardo, fino ad arrivare ai più attuali, come quello di Spike Lee, “Blackkklansman”, che non ne parla direttamente ma lo attraversa come un treno e per questo te lo consiglio caldamente o come quello della Marvel,“Black Phanter” appunto, primo supereroe di colore, giudicato dalla critica come un film che attraversa politica, dinamica sociale e apre le porte a molti temi di riflessione.
Il movimento è caduto negli anni 80, ma ci sono forti richiami ancora oggi. Ti ricordi nel 2015 l’esibizione di Byonce durante l’apertura del Super Bowl?
Lei e il suo corpo di ballo erano completamente nere e inguainate, con fare aggressivo, sexy e grintoso, omaggiando le donne Black Phanters e Malcom X, fonte d’ispirazione massima del movimento. Direi che la dedica non ha lasciato molti dubbi nemmeno alla polizia, che ha cercato di boicottare i suoi concerti successivi, definendola “anti polizia”. D’altro canto, Byonce è Afro, non ha mai nascosto il suo profondo attivismo femminista, fa musica e che ti piaccia o no fa propaganda (vedi il testo del suo video Formation ) e anche se sono cambiati i tempi e i costumi, non si può dire lo stesso delle modalità, come abbiamo recentemente assistito dalla cronaca e come sempre succede dalla notte dei tempi, la storia è destinata a ripetersi.
Condivido con te, un album di Betty Davis, lo stesso che ho ascoltando scrivendo queste righe.
]]>l primo giorno, che ho preso il pc in mano e ho deciso di cominciare con il primo articolo, la mia mente era piuttosto rigida, oserei direi bloccata, ma poco alla volta, parola dopo parola, ho ritrovato il piacere di passare il tempo con i miei pensieri. Non è stato semplice capire di cosa esattamente scrivere, per suscitare il tuo interesse e soprattutto per restare in linea con l’argomento principale di questo sito, cioè la moda. Nonostante il mio lavoro e la mia passione, non ho mai avuto una particolare curiosità per la “vita segreta delle modelle”, le ultime tendenze e le stravaganze del caso, direi piuttosto che ciò che mi ha sempre appassionato tanto è il dietro le quinte, il lavoro vero, la magia che avviene con la nascita di un’idea, le lavorazioni, i ricami e l’immagine che ogni donna può scegliere, per sentirsi rappresentata.
Per questo credo sia giusto, per coerenza e rispetto a te che mi dedichi del tempo a leggermi, di non soffermarmi su cose per me poco interessanti, perché lo sentiresti che non ci metto brio. Vorrei parlarti invece, di ciò che davvero cattura la mia curiosità, di artiste che ammiro, delle mostre che vado a vedere, di quello che in genere, voglio condividere con te e che magari potrebbe esserti utile. Quindi, ti avviso subito non sono una fashion blogger e non mi vendo come tale, non spiegherò qual è il colore di rossetto più adatto al tuo incarnato, ne come sistemarti i capelli, io vivo pettinata dal vento e non sarei credibile! Spero però, di poterti comunque intrattenere, divertire e aiutare, che troverai interessanti le mie parole e se ci sono argomenti che vorresti che approfondissi, lascia pure il tuo commento qui sotto e sarò felice di farlo!
]]>Photo: mamma, agosto 1974
Photo: Mamma e papa'
Nel tempo ho trafugato, le vecchie divise militari di mio padre, trasformandole con borchie, spilloni e toppe, in giacche degne del più cazzuto movimento punk (ho attraversato cambiamenti estetici nel tempo, che nemmeno concentrandoti tantissimo potresti immaginare) maglioni grunge e camicie, che con una cintura sono diventati abiti e una giaccone di pelle nera alla Brandon Lee, che mi ha fatto sentire molto giustiziera della notte. Dal lato di mamma invece, ho trovato maglie con manica a campana, giacche avvitate, con le spalle sottili e quasi a punta, abitini da urlo e accessori di ogni tipo, dagli orecchini, agli stivali bianchi da indianina, che però non sono mai riuscita ad infilare perché troppo stretti, (ma rimangono li, nella speranza, che i miei piedi numero 40 possano subire una mutazione) un tuffo pieno nel mondo hippye insomma, che mi ha sempre fatto volare altissimo! E poi nonna, e il suo vestito anni 40, le sue collane, e le sue borsette, pezzi così belli e vecchi, che raccontano della mia famiglia, del suo percorso e quello dei miei genitori, belli, giovani e innamorati con Venezia sullo sfondo. Gli abiti vintage, hanno il potere di mostrarmi il passato come un ricordo, come fossero vecchie fotografie ingiallite, con quella giusta dose di nostalgia, per un tempo che non ho nemmeno mai vissuto.
Ancora oggi, questa poesia non mi abbandona e per questo motivo che nel mio negozio on line, aprirò una sezione dedicata al vintage. La novità però, è che ogni singolo capo, è rimesso a nuovo, rifoderato, decorato e modificato dove serve, per potergli dare una seconda possibilità, per farlo sentire ancora importante e parte di noi. Dei pezzi unici, che contribuiranno a ricordarci della nostra grande moda italiana, di quando si che le cose si facevano bene, della storia che c’è dietro a ciascuno di noi, delle nostre soffitte polverose e di quando, ci bastava solo un po’ di fantasia per sentirci belle e originali.
Photo: Mamma e papà a Venezia.
]]>Photo: Zelda Ambra Pizzato
Fin da subito ho capito cosa mi sarebbe piaciuto fare, e ho studiato tanto per questo, impegnandomi e continuando in una strada brutalmente in salita, contro il pregiudizio del “sei un’artista non combinerai mai nulla”, o ancora “si ok, hai studiato questa roba ma poi di lavoro, cosa fai?”, anche se la mia preferita rimane “ ah quelli come te non hanno la testa per fare le cose, siete tutti un po’ matti”. Non che pretendessi una pacca sulla spalla, ma magari un po’ di fiducia. E sai come vanno queste cose, lavorano, scavano piano, nei cunicoli della mente fino a trovare casa, si piazzano in testa e come il peggiore degli inquilini, infastidiscono ad ogni occasione. Ho capito però, che spesso chi mi giudicava con tanta leggerezza, non sapeva poi molto di me e quindi? Mi sono fatta coraggio, consapevole che sarebbe stato un lungo viaggio, ho elaborato, accarezzato l’idea fino a sentirla meno spaventosa, ho disegnato e progettato la prima collezione, che tra poco sarà on line, mi sono affidata a dei professionisti, che con pazienza mi hanno insegnato a usare correttamente un mezzo potente come internet e ho cercato anche, la mia fantastica squadra di sarte, che mi ha dato sicurezza per un progetto che non è semplice da gestire, ma è il mio. Ammetto però, che la cosa più importante è che ho il sostegno e l’aiuto di chi mi ama o semplicemente crede in me… e a volte è davvero tutto quello che conta. So che mi aspetta un lungo periodo di fatica, qualcuno ha già provato inutilmente a scoraggiarmi, ma ho imparato a sorridere. Garanzie di riuscita? Nessuna ovvio, ma chi le dà? Che il mio possa essere un incoraggiamento anche per tutte voi o anche a una sola, che come me ha voglia di buttarsi malgrado tutto… e se ti stai chiedendo se ho mantenuto la promessa…si l’ho fatto!
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