Natasha Lyonne: Il successo tra genio e follia

Una donna che ha fatto del suo dramma, la sua forza.

Non ero una grande fan delle serie tv, perchè, ho sempre preferito guardare i film che iniziano e finiscono nella stessa sera, piuttosto che rimanere in attesa di puntate e stagioni, che poi lo so, io mi dimentico tutto e perdo il patos. L’anno scorso però, causa una brutta influenza, mi sono ritrovata a dipendere da Netflix per qualche giorno e curiosando qua e la, mi sono fermata a guardare la famosissima “Orange in the new black”, serie pluri premiata. Ammetto di aver iniziato la visione con quell’atteggiamento un po’ sbruffone, per poi dovermi ricredere completamente dopo la prima serie. Cinica, pungente, cruda, ironica, commovente, forte, fortissima, una puntata dietro l’altra, che ho divorato famelica, in un cambiamento continuo di stati d’animo ed emozioni. Per chi se la fosse persa (malissimo), il tema è la vita all’interno di un carcere femminile americano, con incroci di storie, disagi, malesseri, realtà che spesso non conosciamo e dinamiche che lasciano spazio per pensare, a quanto spesso siano disumane le condizioni di vita in questi luoghi che un individuo, lo dovrebbero "recuperare". Il tutto condito da un’ironia pungente e brillante che, già dalla prima puntata ho capito avrebbe fatto breccia nel mio cuore! La mia protagonista preferita è Nicchy Nicols, eroinomane, lesbica, rossa, riccia e di new York. Come spesso succede, quando poi mi fisso con qualche personaggio, voglio scoprire tutto e di Nicchy, che in realtà si chiama Natasha Lyonne, ho capito tante cose, ma soprattutto perché l’ho amata così tanto da subito. Nasce davvero a New York, nel 79, da genitori che lavorano già nel mondo dello spettacolo, radici francesi, ungheresi ed ebraiche. Vive tra la grande mela e Israele, conducendo una vita molto irrequieta, facendosi espellere da scuola per spaccio di marijuana ed entrando e uscendo da altri istituti artistici per mancanza di fondi. I rapporti con la sua famiglia e l’alta borghesia si strappano da subito, per non ricucirsi più e questo è uno vuoto nella sua vita, che la porterà a peggiorare la sua condizione. Colleziona arresti per guida in stato d’ebrezza, comportamenti molesti ed entra ed esce da diverse strutture per la disintossicazione. Lavora molto nel cinema e nel teatro (io la ricordo ragazzina in un famoso film di Woody Hallen) ma la sua affermazione arriverà proprio con la serie tv, “Orange is the new Black”.

Forse quello che inconsciamente ho tanto apprezzato di lei è stato, un personaggio che in realtà la rappresenta davvero. Più che interpretare un ruolo, in questo caso si tratta di proiettare una vita, un disagio e i trascorsi difficili, dovendo un po' ripercorrere le tappe dolorose della sua vita e questa intensità, io l’ho percepita. Dopo la serie (che è finita davvero purtroppo, dopo 7 stagioni) e dopo la mia commozione sincera e coinvolta, ho continuato a seguirla come una stalker su “Russian Doll”, un altro super lavoro, inizialmente davvero molto ambiguo, ma che lentamente si snoda e che la vede questa volta protagonista assoluta. Natasha va oltre i confini del cinema e la sua indole libera e appassionata, le permettono di interpretare ruoli disastrati, con un senso dell’ironia e della comicità, che ne sdrammatizzano gli eventi. Gioca insomma oscillando tra finzione e realtà. L’effetto è un po’ quello di quando si guarda il volto di un pagliaccio, un po’ triste, un po’ divertente, per molti inquietante e ambiguo, ma di fondo nato per far ridere.  Una donna che ha fatto dei suoi drammi, la sua forza. Nemmeno Gucci ha saputo resisterle, ed è per questo che l’ha voluta per un video, che fa parte del progetto “THE PERFORMERS”, nato nel 2017 e che continua a raccontare personaggi e icone nel loro anticonformismo, una principessa punk, dai riccioli rossi e ribelli ma dall’animo fragile come cristallo.

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