Mandarin Oriental Como

Il soggiorno che sogni ad occhi aperti

Qualche settima fa, mi sono ritrovata a trascorrere un week end in un luogo in cui certamente mai avrei immaginato di poter soggiornare, un resort cinque stelle lusso, sul lago di Como. Sto parlando del Mandarin Oriental, una catena che in realtà vede resort sparsi in moltissime parti del mondo, con un altissimo servizio a disposizione anche dei clienti più esigenti e facoltosi.

Questa struttura in particolare è appartenuta a Giuditta Pasta una cantante lirica che la battezzò villa Roda. Dopo i restauri del 1910, la villa diventa proprietà dei Wild, una ricca famiglia torinese di origine Svizzera . Questa tenuta però è rimasta disabitata per quasi 50 anni prima dell’acquisto da parte del Gruppo Hotel Residence Club SPA e in seguito dal gruppo Mandarin Oriental, che oggi comprende 76 tra camere e suite e 9 ville del XlX secolo, circondate da un parco botanico meraviglioso, che si affaccia sul lago di Como. Certamente non ci sarei mai potuta andare se non da ospite e da imbucata consapevole, ed è stata davvero una fortuna potermi concedere questi due giorni di ozio completo, in un periodo invece fatto di corse, impegni e trasloco. Ad accogliermi uno staff dalla gentilezza disarmante e dalla presenza impeccabile, che mi ha subito offerto un drink di benvenuto e un momento di piacere, in uno dei molti salotti a disposizione. Dopo un lungo girovagare curioso, tra giardino botanico, stanze e locali, attendo la camera, pranzando in un area riservata al bistrot vista lago, circondata da fiori e da una squadra di camerieri attentissimi ad ogni più piccola necessità.

Confesso con un certo imbarazzo, di non essermi versata da sola, un solo bicchiere d’acqua in due giorni. La camera con giardino privato poi, è stata una sorpresa, se avesse avuto anche l’angolo cottura sarebbe stata un appartamento perfetto e molto competitivo qui a Torino. Il tempo di guardarmi intorno, ancora stordita dalle splendide novità, ho sentito bussare alla porta e con grande stupore ho visto entrare due camerieri che sorridenti, mi hanno lasciato come omaggio per il soggiorno, una bottiglia ghiacciata, due calici, mini dolcetti e frutta secca, una chicca a cui davvero non ero preparata.  Il resto della giornata è trascorso in totale relax, con un servizio spa, piscina galleggiante nel lago, cocktail bar, ristorante e per me è stato un continuo curiosare, passeggiare, fotografare, e riempirmi gli occhi di tutta la bellezza che potevo. Non sono avvezza a questi ambienti, talvolta mi fanno sentire un po’ a disagio tante premure, perchè nella mia vita sono stata più cameriera che cliente e capisco quanta fatica c’è dietro a tutta questa cerimonia fatta di sorrisi e attenzioni. Ho cercato di socializzare con lo staff, che solo a fine soggiorno ha cominciato a rilassarsi un po’ con me, che nei panni della gran signora, proprio non ci so stare. Ho apprezzato davvero questa esperienze e le persone che lavorano dietro a tutto questo, che con la loro professionalità sanno rendere speciale il riposo altrui.

Quando si parla di lusso però, c’è sempre un’altra faccia di questa luccicante medaglia e che forse non è esattamente in linea con i miei principi e mi riferisco allo spreco che va considerato, quando il servizio richiede alte prestazioni. Quando se ne ha la possibilità economica la tendenza è quella di strafare in moltissimi casi, forse un atteggiamento legato ad una vecchia immagine di opulenza e potere, per cui, chi più ha più spende. Il cibo e l’acqua primi fra tutti e vedere piatti pieni, appena toccati, rientrare in cucina, fa davvero piangere il cuore e certo i conti non sono da fare per una singola persona, ma per un’intera struttura ricettiva che ospita centinaia di persone per lunghi mesi. Il problema forse è mio, che sono cresciuta in una famiglia normale, dove a queste cose ci si prestava attenzione e in cui se a pranzo, non mangiavo quello che avevo nel piatto, me lo ritrovavo a cena. Oggi sono un’adulta che brontola quando vede rubinetti aperti inutilmente e luci accese in stanze vuote. Sono fatta così, attenta a quello che butto e spreco, con un pessimo rapporto con la plastica, che maledico ogni giorno e con un forte amore per l’ambiente, cerco di correggere le mie abitudini sbagliate. Sono anni che esprimo il desiderio di voler fare nuovamente campeggio, immergermi nella natura e vivere un po’ alla giornata, con quel poco che ci si può portare dietro e forse mi prenderai per pazza, ma credo di non essere la persona giusta in certe situazioni, perchè non riesco ad uscire dai miei panni e sentirmi davvero a mio agio in circostanze come queste.

 Anche se da esteta quale sono, apprezzo davvero le cure e l’attenzione di questi ambienti, l’amore per i dettagli e la bellezza che si palesa ogni volta che l’occhio si posa, forse nonostante  tutto, continuerò ad essere quella che cerca di socializzare con il personale impettito e che prima di lasciare la sua camera, per educazione, la rimette apposto. 

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